Soprannome: Ciano
Numero preferito: 3
Colore preferito: blu
Descriviti con poche parole o con una citazione:
con il tempo e quindi con l'esperienza ho imparato ad essere più calmo e riflessivo, filosofia del mio modo di lavorare: essere più propositivo che impositivo; la mia aspirazione come tecnico è rendere i miei atleti protagonisti e consapevoli della loro crescita.
Due pregi e due difetti:
come pregi sono sempre convinto di quello che faccio, aggiornamento continuo per farmi trovare sempre all'altezza con il cambiamento delle metodologie e delle tecniche; difetti credo tanti, tempo fa probabilmente avrei dovuto essere un pò più ambizioso.
Hobby o passione oltre al volley:
escursionismo, alpinismo e arrampicata.
Ruolo preferito: palleggiatore
Hai fatto altri sport? Beachvolley
Quando hai iniziato ad allenare o sei entrato o sei stato coinvolto nel “mondo volley” e perché hai scelto proprio la pallavolo?
Ho iniziato ad allenare all'età di 22 anni! Mi sarebbe piaciuto fare calcio... è stato un bene che abbia fatto pallavolo, sport più idoneo per il mio carattere perchè non mi piacciono gli sport di contatto.
Quali emozioni ti suscita la pallavolo? Personalmente il fatto di insegnare e condurre gli atleti ad un evidentemente miglioramento, indipendente dal risultato, mi dà grande soddisfazione, sono pago dei loro progressi, delle loro piccole vittorie, della loro crescita. Per me conta più di un campionato vinto!
Quali momenti hanno segnato una svolta maggiore al tuo percorso pallavolistico o qual è il successo che ricordi con maggior piacere?
Promozione in serie A2 con il Mestre, una grande emozione perchè ero sempre stato un giocatore di quella società, San Giorgio, la quale per tanti anni è andata vicina alla promozione e ci è riuscita con il sottoscritto!
Di solito anche i più grandi atleti imparano molto dalle proprie sconfitte: ti è mai capitato di fallire un obiettivo o risultato che ti eri prefissato, nel tuo percorso ci sono mai stati momenti in cui volevi arrenderti? Come hai reagito e come sei riuscito a superare questi periodi più negativi?
Non fa parte del mio pensiero arrendermi, magari soffro, vivo con grande pathos, ma sempre con la volontà tesa a trovare soluzioni. Delusioni ne ho avute, ma le ho sempre superate, crescendo come tecnico e persona.
Ti è, o è stato, difficile coniugare lo sport con lo studio o successivamente con gli impegni lavorativi? Come hai fatto?
Nessun problema con lo studio, per il lavoro per un po' è stata professione, poi è diventa piacevolmente complementare al mio lavoro di insegnante e rimane sempre una passione. |
Soprannome: Zoppe
Numero preferito: 11
Colore preferito: rosso-blu
Descriviti in massimo quindici parole o con una citazione:
sono una persona molto curiosa, amo conoscere nuove persone e nuove realtà.
Due pregi e due difetti:
domanda sempre scomoda... quindi farò finta tu ti riferisca alla sola pallavolo! Due pregi sono la gestione del gioco ed il rapporto coi compagni. Difetti… cos’è il muro!?
Hobby o passione oltre al volley:
ascoltare musica, leggere, sciare.
Ruolo preferito: alzatore!!
Hai fatto altri sport? Baskek da bambino
Quando hai iniziato a giocare o sei entrato o sei stato coinvolto nel “mondo volley” e perché hai scelto proprio la pallavolo?
Ho iniziato a dodici anni, mio padre ha trasmesso la passione a me e mio fratello.
Quali emozioni ti suscita la pallavolo? La pallavolo per me è più di una semplice passione, è qualcosa che da moltissimi anni riempie la mia quotidianità insegnandomi a gestire le emozioni delle vittorie e delle sconfitte. Inoltre mi lega fortemente alla mia famiglia. Non potrei farne a meno!
Quali momenti hanno segnato una svolta maggiore al tuo percorso pallavolistico e qual è il successo che ricordi con maggior piacere?
Ricordo con particolare piacere gli anni delle giovanili in Pallavolo Padova e gli anni a Cles, in Trentino. Emozioni tante, ma successi purtroppo pochi!
Di solito anche i più grandi atleti imparano molto dalle proprie sconfitte: ti è mai capitato di fallire un obiettivo o risultato che ti eri prefissato, nel tuo percorso ci sono mai stati momenti in cui volevi arrenderti? Come hai reagito e come sei riuscito a superare questi periodi più negativi?
Purtroppo la mia bacheca è pressoché vuota di trofei, ma piena di bellissimi ricordi e amicizie che ho coltivato lungo la mia “carriera”. Negli ultimi anni la sconfitta che brucia di più è sicuramente quella in finale play-off; restano però indelebili le fortissime emozioni, belle e brutte, che hanno accompagnato quella stagione e, quindi, la voglia di tornare in palestra per provare a viverle di nuovo.
Ti è, o è stato, difficile coniugare lo sport con lo studio? O con gli impegni lavorativi? Come hai fatto?
Per buona parte degli anni dell’università ho vissuto a Trento e giocato a Cles, a 45 minuti dalla città. Allenarsi 3-4 volte a settimana e giocare la partita il weekend dovendo preparare gli esami non è certo facile, ma sono convinto che avere un impegno sportivo fisso possa essere di grande aiuto sia per imparare ad organizzarsi e sfruttare al meglio il proprio tempo, sia per scaricare le ore passate seduti alla scrivania! |
Come hai vissuto il cambio di ambiente e di società, ad esempio difficoltà o pregi o come vedi il nuovo ambiente?
Nella mia carriera di allenatore, di cambi di categoria ne ho fatti parecchi, passando da categorie professionistiche, a semi professionistiche, a categorie giovanili, sempre con la stessa motivazione, cioè l'attuazione di un progetto. Che sia questo poi l'affermazione in un campionato, che può essere promozione, salvezza, qualsiasi obiettivo realistico posto dalla società, oppure la crescita e quindi la maturazione di giovani atleti, per me ha la stessa valenza: l'importante è che tale progetto abbia solide basi e obiettivi concreti. Nel Valsugana Volley, società che ho sempre considerato organizzata e ben strutturata, ho trovato un ambiente idoneo alla realizzazione di progetti mirati alla crescita dei giovani con prospettive
Quali sono i punti di forza della squadra e in cosa invece ritieni di dover migliorare?
La squadra ha condotto un campionato con un buon rendimento, un meritato quarto posto frutto anche di una discreta continuità. Tecnicamente la squadra ha evidenziato una prevalenza sul gioco di attacco di secondo tempo e palla alta, soffrendo un po' sull'attacco di primo tempo, dimostrando comunque complessivamente, in attacco, una buona efficienza. Bene anche la fase battuta-punto.
Come si gestiscono i giovani, i più esperti ed il rapporto tra queste due realtà?
Quando una società per scelta tecnica decide di inserire qualche elemento più giovane proveniente dal vivaio in un ranking ampiamente rodato con giocatori di provata esperienza, ci si pone sempre il dubbio di come potrebbe essere l'impatto dei nuovi inserimenti con una categoria superiore. Su questa problematica gli atleti più esperti svolgono, a mio avviso, un ruolo fondamentale, un punto di riferimento per i compagni e un punto d'appoggio per lo staff tecnico. Non ci sono particolari segreti nella gestione del rapporto tra esperti e giovani, sicuramente è fondamentale valutare, in ambito societario e tecnico, l'abilità da parte degli atleti con più esperienza di essere disponibili e pazienti, dimostrandosi veri leader, consapevoli che la crescita e la maturazione di un giovane quasi sempre è graduale e progressiva, e da parte dei più giovani la necessaria capacità di ascoltare con grande voglia di imparare, facendo tesoro della grande opportunità che gli viene data.
Il Valsugana Volley è società molto attenta al settore giovanile ed all'etica, qual è il ruolo nella programmazione e nel valore educativo di questi aspetti e come si concretizzano?
Per una società sportiva che svolge attività agonistica e promozionale, unitamente ad un ruolo sociale nel proprio quartiere o nella propria città, credo che il lavoro nel settore giovanile sia imprescindibile. Il Valsugana Volley ha scelto di intraprendere un percorso, oltre che di crescita tecnica dei propri giovani, anche formativo ed educativo nei loro confronti, facendo leva su valori che a volte vengono dati per scontati o messi in secondo piano, mi riferisco a valori come rispetto delle regole, dei compagni e dell'avversario, la correttezza del comportamento di ragazzi che stanno diventando adulti-uomini prima ancora di sportivi-atleti. Programmazione tecnico-tattica ed educazione interagiscono continuamente durante tutte le varie tappe evolutive di questi giovani, insegnando i valori dello sport: aggregazione, integrazione, collaborazione e partecipazione, consapevoli del valore di una vittoria ma anche quello di una sconfitta.
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Come hai vissuto il cambio di ambiente e categoria, ad esempio difficoltà o pregi o come vedi il nuovo ambiente?
Questo per me è il primo anno al Valsugana e sin dalla prima settimana mi sono sentito come se fossi qua da una vita. Figure come quella di Claudio e in generale tutto lo staff Valsugana ti fanno sentire in famiglia! Devo poi distinguere la mia esperienza di allenatore dell’Under 18 da quella di giocatore della serie C. Per quel che riguarda la prima, l’esperienza è stata assolutamente positiva: il Valsugana è una società che ha molto a cuore il settore giovanile e lo dimostra, oltre che con la qualità dei tecnici, anche con una serie di servizi a disposizione dei ragazzi che sono tutt’altro che scontati. Per quel che riguarda l’esperienza da giocatore della Serie C ho avuto l’opportunità di conoscere un gruppo di persone, allenatore e dirigenti compresi, che senza dubbio resteranno ottimi amici a lungo.
Come si gestiscono i giovani e la loro evoluzione sia tecnico-tattica, sia etica-educativa?
Sono un convinto sostenitore della tesi che il miglior modo per gestire un gruppo di giovani sia quello di responsabilizzarli direttamente ed essere sempre aperti al dialogo. Per questo nella squadra che alleno settimanalmente svolgiamo delle riunioni dove io sottopongo all’opinione dei ragazzi le mie scelte e ne discutiamo assieme. Gli approcci tecnico-tattici variano da allenatore a allenatore ed è impossibile dire a priori quale sia quello giusto, l’importante è che il gruppo di atleti lo condivida.
Alzatore giovanile vs alzatore di categoria medio-alta: quali differenze? L’alzatore comanda il gioco ed è il fulcro, anche se a volte il pubblico tende a valorizzare di più un attacco o magari manca lo sfogo di schiacciare… che sensazioni dà essere alzatore, come si vivono le scelte e si interpreta il ruolo?
Una delle prime cose che insegnano ai corsi per allenatori è che, quando bisogna assegnare i ruoli a degli atleti molto giovani, nella scelta del palleggiatore ha un'importanza cruciale la sua attitudine caratteriale. Questa affermazione è certamente vera: il palleggiatore è il regista del gioco e, come in un set cinematografico, ha un’altissima responsabilità. Deve esser pronto a vedere i propri attori sul red carpet e, allo stesso tempo, ad assumersi le responsabilità di un’eventuale fallimento. Ai giovani palleggiatori che alleno ripeto spesso che, quando devono alzare un pallone, non devono fare la scelta più comoda per loro, ma quella più utile alla squadra. In queste parole credo si racchiuda la differenza tra un palleggiatore agli inizi ed uno, invece, che gioca a buoni livelli.
Scegli un paio di giocatori ed allenatori di calibro mondiale: cosa ruberesti da ognuno di loro per poterlo mettere nel tuo lavoro da allenatore e nel tuo essere atleta, riferendoti alle tue categorie attuali?
Parlando di allenatori mi piacerebbe poter unire lo stile e la compostezza di Lorenzetti alla carica agonistica di Stojcev. Parlando invece di giocatori mi basterebbero le mani di mio fratello!!!
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